martedì 13 maggio 2008



Biografia di Peppino Impastato

Nasce a Cinisi

il 5 gennaio 1948

da Felicia Bartolotta

e Luigi Impastato.

La famiglia Impastato

è bene inserita

negli ambienti

mafiosi locali:

si noti

che

una sorella di Luigi

ha sposato

il capomafia

Cesare Manzella,

considerato

uno dei boss

che individuarono

nei traffici di droga

il nuovo terreno

di accumulazione

di denaro.

Frequenta

il Liceo Classico di Partinico

ed appartiene

a quegli anni

il suo avvicinamento

alla politica,

particolarmente

al PSIUP,

formazione politica

nata

dopo l'ingresso del PSI

nei governi

di centro-sinistra.

Assieme ad altri giovani

fonda un giornale,

"L'Idea socialista"

che,

dopo alcuni numeri,

sarà sequestrato:

di particolare interesse

un servizio di Peppino

sulla

"Marcia della protesta e della pace"

organizzata

da Danilo Dolci

nel

marzo del 1967:

il rapporto con Danilo,

sia pure episodico,

lascia

un notevole segno

nella formazione

politica di Peppino.

In una breve

nota biografica

Peppino scrive:

"Arrivai alla politica

nel lontano

novembre del '65

su basi

puramente emozionali:

a partire cioè

da una mia esigenza

di reagire

ad una

condizione familiare

ormai

divenuta insostenibile.

Mio padre,

capo del piccolo clan

e membro

di un clan più vasto,

con connotati ideologici

tipici di una civiltà tardo-contadina

e preindustriale,

aveva concentrato

tutti i suoi sforzi,

sin dalla mia nascita,

nel tentativo

di impormi le sue scelte

e il suo

codice comportamentale.

E' riuscito soltanto

a tagliarmi

ogni canale

di comunicazione affettiva

e compromettere

definitivamente

ogni possibilità

di espansione lineare

della mia soggettività.

Approdai al PSIUP

con la rabbia

e la disperazione di chi,

al tempo stesso,

vuole rompere tutto

e cerca protezione.

Creammo un forte

nucleo giovanile,

fondammo un giornale

e un movimento d'opinione,

finimmo in tribunale

e su tutti i giornali.

Lasciai il PSIUP

due anni dopo,

quando d'autorità

fu sciolta

la Federazione Giovanile.

Erano i tempi

della rivoluzione culturale

e del "Che".

Il '68

mi prese

quasi alla sprovvista.

Partecipai

disordinatamente

alle lotte studentesche

e alle prime occupazioni.

Poi l'adesione,

ancora una volta

su un piano

più emozionale

che politico,

alle tesi

di uno dei tanti gruppi

marxisti-leninisti,

la Lega.

Le lotte di Punta Raisi

e lo straordinario

movimento di massa

che si è riusciti a costruirvi attorno.

E' stato anche un periodo,

delle dispute sul partito

e sulla concezione

e costruzione del partito:

un momento

di straordinario

e affascinante processo

di approfondimento teorico.

Alla fine di quell'anno

l'adesione

ad uno dei due tronconi,

quello maggioritario,

del PCD'I ml.

- il bisogno di un minimo

di struttura organizzativa

alle spalle

(bisogno di protezione ),

è stato molto forte.

Passavo

con continuità ininterrotta

da fasi

di cupa disperazione

a momenti

di autentica esaltazione

e capacità creativa:

la costruzione

di un vastissimo

movimento d'opinione

a livello giovanile

il proliferare

delle sedi di partito nella zona,

le prime esperienze

di lotta di quartiere,

stavano lì a dimostrarlo.

Ma io mi allontanavo

sempre più dalla realtà,

diventava sempre più difficile

stabilire un rapporto lineare

col mondo esterno,

mi racchiudevo sempre più

in me stesso.

Mi caratterizzava sempre più

una grande paura di tutto

e di tutti

e al tempo stesso

una voglia

quasi incontrollabile

di aprirmi e costruire.

Da un mese all'altro,

da una settimana all'altra,

diventava sempre più difficile

riconoscermi.

Per giorni e giorni

non parlavo con nessuno,

poi ritornavo a gioire,

a riproporre:

vivevo in uno stato

di incontrollabile

schizofrenia.

E mi beccai

i primi ammonimenti

e la prima sospensione

dal partito.

Fui anche trasferito

in un altro posto

a svolgere attività,

ma non riuscii a resistere

per più di una settimana:

mi fu anche proposto

di trasferirmi a Palermo,

al Cantiere Navale:

un pò di vicinanza con la Classe

mi avrebbe giovato.

Avevano ragione,

ma rifiutai.

Mi trascinai in seguito,

per qualche mese,

in preda all'alcool,

sino alla primavera del '72

( assassinio di Feltrinelli

e campagna

per le

elezioni politiche anticipate ).

Aderii,

con l'entusiasmo

che mi ha sempre caratterizzato,

alla proposta

del gruppo del "Manifesto":

sentivo il bisogno

di garanzie istituzionali:

mi beccai

soltanto la cocente delusione

della sconfitta elettorale.

Furono mesi di delusione

e disimpegno:

mi trovavo,

di fatto,

fuori dalla politica.

Autunno '72.

Inizia la sua attività

il Circolo Ottobre a Palermo,

vi aderisco

e do il mio contributo.

Mi avvicino a

"Lotta Continua"

e al suo processo di revisione critica

delle precedenti

posizioni spontaneistiche,

particolarmente in rapporto

ai consigli:

una problematica

che mi aveva

particolarmente affascinato

nelle tesi del "Manifesto"

Conosco Mauro Rostagno :

è un episodio centrale

nella mia vita

degli ultimi anni.

Aderisco a "Lotta Continua"

nell'estate del '73,

partecipo a quasi tutte le riunioni

di scuola-quadri dell'organizzazione,

stringo sempre più rapporti

con Rostagno:

rappresenta per me un compagno

che mi dà garanzie e sicurezza:

comincio ad aprirmi

alle sue posizioni libertarie,

mi avvicino

alla problematica renudista.

Si riparte

con l'iniziativa politica

a Cinisi,

si apre una sede

e si dà luogo

a quella meravigliosa,

anche se

molto parziale,

esperienza

di organizzazione

degli edili.

L'inverno è freddo,

la mia disperazione

è tiepida.

Parto militare:

è quel periodo,

peraltro molto breve,

il termometro

del mio stato emozionale:

vivo 110 giorni

di continuo stato di angoscia

e in preda

alla più incredibile

mania di persecuzione "






Nel 1975
organizza
il Circolo "Musica e Cultura",

un'associazione

che promuove

attività culturali e musicali

e che diventa

il principale punto di riferimento

per i giovani di Cinisi.


All'interno del Circolo

trovano particolare spazio

ìl "Collettivo Femminista"

e il

"Collettivo Antinucleare"


Il tentativo di superare la crisi
complessiva dei gruppi
che si ispiravano
alle idee della sinistra "rivoluzionaria" ,
verificatasi intorno al 1977
porta Giuseppe Impastato
e il suo gruppo
alla realizzazione di Radio out,
un'emittente autofinanziata
che indirizza i suoi sforzi
e la sua scelta
nel campo della controinformazione
e soprattutto
in quello della satira
nei confronti della mafia
e degli esponenti
della politica locale.
Nel 1978
partecipa con una lista
che ha il simbolo
di Democrazia Proletaria,
alle elezioni comunali
a Cinisi.
Viene assassinato
il 9 maggio 1978,
qualche giorno
prima delle elezioni
e qualche
giorno dopo
l'esposizione
di una documentata mostra fotografica
sulla devastazione del territorio
operata da speculatori
e gruppi mafiosi:
il suo corpo
è dilaniato da una carica di tritolo
posta sui binari
della linea ferrata Palermo-Trapani.
Le indagini sono,
in un primo tempo
orientate
sull'ipotesi di un attentato terroristico
consumato dallo stesso Impastato,
o,
in subordine,
di un suicidio "eclatante".

Nel gennaio 1988

il Tribunale di Palermo

invia una comunicazione giudiziaria

a Badalamenti.

Nel maggio del 1992

il Tribunale di Palermo

decide l’archiviazione

del “caso Impastato”,

ribadendo

la matrice mafiosa del delitto

ma escludendo

la possibilità

di individuare i colpevoli

e ipotizzando

la possibile responsabilità

dei mafiosi di Cinisi

alleati dei “corleonesi”.

Nel maggio del 1994
il Centro Impastato
presenta un’istanza
per la riapertura dell’inchiesta,
accompagnata
da una petizione popolare,
chiedendo
che venga interrogato
sul delitto Impastato
il nuovo collaboratore
della giustizia
Salvatore Palazzolo,
affiliato
alla mafia di Cinisi.
Nel marzo del 1996
la madre,
il fratello
e il Centro Impastato
presentano un esposto
in cui chiedono
di indagare
su episodi non chiariti,
riguardanti in particolare
il comportamento dei carabinieri
subito dopo il delitto.
Nel giugno del 1996,
in seguito alle dichiarazioni
di Salvatore Palazzolo,
che indica in Badalamenti
il mandante dell’omicidio
assieme al suo vice
Vito Palazzolo,
l’inchiesta
viene formalmente riaperta.
Nel novembre del 1997
viene emesso un ordine di cattura
per Badalamenti,
incriminato
come mandante del delitto.
Il 10 marzo 1999
si svolge
l’udienza preliminare
del processo
contro Vito Palazzolo,
mentre la posizione
di Badalamenti viene stralciata.
I familiari,
il Centro Impastato,
Rifondazione comunista,
il Comune di Cinisi
e l’Ordine dei giornalisti
chiedono di costituirsi parte civile
e la loro richiesta viene accolta.
Il 23 novembre 1999
Gaetano Badalamenti
rinuncia alla udienza preliminare
e chiede il giudizio immediato.
Nell’udienza
del 26 gennaio 2000
la difesa di Vito Palazzolo
chiede
che si proceda
con il rito abbreviato,
mentre
il processo
contro Gaetano Badalamenti
si svolgerà
con il rito normale
e in video-conferenza.
Il 4 maggio,
nel procedimento
contro Palazzolo,
e il 21 settembre,
nel processo
contro Badalamenti,
vengono respinte
le richieste
di costituzione di parte civile
del Centro Impastato,
di Rifondazione comunista
e dell’Ordine dei giornalisti.

Nel 1998

presso

la Commissione parlamentare antimafia

si è costituito

un Comitato sul caso Impastato

e il 6 Dicembre 2000

è stata
approvata una relazione
sulle responsabilità di rappresentanti
delle istituzioni
nel depistaggio delle indagini.

Il 5 marzo 2001

la Corte d'assise

ha riconosciuto

Vito Palazzolo colpevole

e lo ha condannato

a 30 anni di reclusione.

L'11 aprile 2002

Gaetano Badalamenti

è stato

condannato all'ergastolo.

Badalamenti e Palazzolo

sono successivamente deceduti.

Il 7 dicembre 2004

è morta Felicia Bartolotta, madre di Peppino.

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